Le vespe nel nostro territorio iniziano a deporre le uova in primavera, cominciando a formare delle vere e proprie colonie e dando vita al sistema di socialità.

Le regine da quel momento rimarranno nei propri favi e penseranno solo alla deposizione delle uova, mentre gli operai provvederanno alla ricerca del cibo per alimentare le larve e alla ricerca di materiale cellulosico per la formazione di nuove celle.
Tutto questo fino all’inizio dell’autunno quando le femmine fecondate andranno a trovare un posto protetto per aspettare la nuova primavera. Il resto della famiglia non passerà l’inverno.
Famiglie
Vespa Crabro: è comunemente chiamato calabrone. I calabroni sono di notevoli dimensioni e possono arrivare fino 5 cm di lunghezza; si riconoscono dal loro colore giallo ruggine.
Di solito fanno i loro favi nelle cavità di alberi, nei sottotetti, nei cassonetti di tapparelle, in edifici abbandonati, ecc. I loro favi possono raggiungere dimensioni notevoli dato il loro modo di costruire con la sovrapposizione di più favi. Possono raggiungere fino alle 5000/6000 unità.
Si nutrono di sostanze zuccherine (frutta) e sono dei temibili predatori di api. Il calabrone è operativo anche di notte.
Vespa vulgaris: è la comune vespa presente sul nostro territorio, ha dimensioni molto più piccole del calabrone ed è di colore giallo con strisce nere con dimensioni che non superano i 2 cm.. Forma un solo favo di piccole dimensioni rivolto verso il basso.
Germanica (o vespa di terra): è simile alla Vulgaris e produce favi simili a quelli del calabrone ma in cavità sotterranee. È attiva tutto il giorno ed è molto aggressiva quando si trova nei pressi del loro favo. Le dimensioni dei loro favi a volte superano quelle dei favi dei calabroni.
Calabrone asiatico: proviene dall’Asia e i primi avvistamenti sul nostro territorio risalgono al 2012. Molto simile al nostro calabrone ma con dimensioni inferiori, si distingue per essere più scuro e per le sue zampe colorate. Si nutre all’80% di api, bombi e altri insetti utili per l’impollinazione il restante 20% di frutti maturi creando danni incalcolabili sia per la mancata impollinazione sia per il raccolto.
Per questo motivo noi disinfestatori abbiamo il dovere di distruggere il favo e segnalare la presenza del luogo ad autorità che ne studiano il fenomeno (MIPAAF, Università di Torino MISAFA, Ente Governativo CREA ecc.)